IL TEATRO IN SCENA: IN CHIOSTRO VIVO SI ANIMA D’AMORE
A cura di Alice Martini
Dialogo con le insegnanti di teatro di A.LI.VE. Silvia Masotti e Camilla Zorzi, che raccontano le loro impressioni sul secondo anno di InChiostro Vivo. In scena tre spettacoli teatrali con tematica amore, di forma e riflessioni diverse
Quali ragioni vi hanno portato a scegliere questi repertori? Avete visto in loro miglioramenti dati dall’attività teatrale?
<<Abbiamo voluto scegliere per i tre gruppi teatrali dei ragazzi più grandi (15-25 anni) tre testi classici, legati dal filo rosso del tema scelto per la trilogia, l’Amore, in tutte le sue forme e declinazioni: dalla cura per un ideale e per gli affetti, all’amore romantico, al consumismo affettivo. È stato il primo anno che abbiamo scelto di lavorare su un tema comune, il primo anno che tre gruppi, per un totale di 50 ragazzi, si sono confrontati con il palcoscenico del Chiostro. I tre testi presentano grandi complessità, sia da un punto di vista di contenuto che di linguaggio. Abbiamo scelto dalla tradizione, perché pensiamo che l’unico modo per creare qualcosa di nuovo sia quello di confrontarsi con ciò che viene prima di noi. Il teatro classico, soprattutto per le nuove generazioni, non è qualcosa che si conosce perché fa parte della tradizione, ma è una scoperta.
Per noi il testo su cui lavoriamo è prima di tutto un’occasione di studio, di conoscenza, di sperimentazione, un modo per proseguire nel percorso iniziato con i ragazzi in questi anni.
I ragazzi hanno fatto un lavoro molto profondo, sia individualmente che come gruppi, ben al di là di quello che ci saremmo immaginate all’inizio del percorso>>.
Quali messaggi credete che il pubblico abbia colto su cui riflettere?
<<Lavorare su testi così profondi e complessi permette di porsi domande che da sempre l’uomo si pone. La cosa a nostro parere bellissima del teatro è che non fornisce risposte ma consente di porsi domande e ciascuno degli spettatori ha fatto quest’esperienza in modo diverso.
Molti spettatori si sono fermati a fine serata a parlare con i ragazzi che erano in scena, con noi insegnanti, ciascuno di loro ha colto aspetti differenti, si è emozionato per ragioni differenti, ha messo quello che ha visto in relazione con la propria vita, il proprio passato e il proprio presente. C’è stato chi, al termine degli spettacoli ci ha detto: “Ci devo pensare, non ho ancora le parole per capire tutto quello che ho visto”. In questo il teatro è, davvero, come diceva il grandissimo uomo di teatro Paolo Grassi (fondatore del Piccolo Teatro di Milano assieme a Giorgio Strehler) “il luogo dove una comunità liberamente riunita si rivela a se stessa”, in un modo a volte sorprendente e inaspettato.
Tantissimi giovani che fanno arte insieme, con qualità, con fatica, che si interrogano su temi importanti senza scorciatoie, riuniti in uno spazio di bellezza come il Chiostro: per noi questo è uno dei messaggi più importanti di InChiostro Vivo>>.
La novità di quest’anno sono stati i Salotti. Quali sono state le impressioni positive e negative? Cosa può essere migliorato?
<<Lo spettacolo è il risultato di una lunga riflessione e di un lungo processo ed è un’occasione importante realizzare iniziative che permettano agli spettatori di avvicinarsi ai temi e i codici di quello spettacolo, o che consentano agli attori stessi di interrogarsi in modo diverso sui contenuti che si sono affrontati durante l’anno.
Abbiamo inaugurato il Chiostro con il bellissimo incontro su Antigone: sono intervenute la Dott.ssa Maria Grazia Mazzola con la sua forte testimonianza di inviata speciale Tg1 in contesti di mafia ed è intervenuta l’Assessore alla Cultura, alle Politiche Giovanili e alle Pari Opportunità Francesca Briani (che ci ha molto sostenuto e ha reso possibile l’organizzazione e la realizzazione di questo incontro) che ha fatto un intervento sui dispositivi antiviolenza presenti sul territorio di Verona.
È stato un incontro molto sentito, i ragazzi hanno partecipato numerosi, attivamente, con uno slancio davvero sorprendente, che ci ha colpito.
Il secondo Salotto è stato quello su Don Giovanni, con la Dott.ssa Marisa Velardita, che ha dialogato con i ragazzi su alcuni aspetti del testo di Molière. Anche per noi è un arricchimento confrontarci sui testi da altri punti di vista.
Per il prossimo anno contiamo di portare avanti e perfezionare questi incontri, in modo che il Salotto che abbiamo immaginato all’interno del Chiostro diventi sempre di più uno spazio di condivisione e di riflessione>>.
Il pubblico è stato per il 70% under26, come giudicate questo dato? Vorreste poter raggiungere maggiormente anche il pubblico adulto?
<<Ci capita spesso di andare a teatro e di notare che il pubblico, non sempre molto numeroso, è un pubblico per la maggior parte di adulti, spesso sopra i 60 anni. I giovani nelle sale teatrali sono pochi, pochissimi.
Non c’è risultato più bello e importante di un Chiostro pieno di giovani! Giovani che arrivano per caso ad uno spettacolo e che poi tornano sera dopo sera, che si fermano a discutere di quello che hanno appena visto, che si lasciano emozionare da testi e contenuti importanti, che iniziano ad essere curiosi del teatro dopo aver visto uno spettacolo. Ci ha fatto piacere anche la presenza degli iscritti della UEP, con cui abbiamo iniziato un confronto secondo noi importante, che permetta uno scambio tra le generazioni, di cui crediamo ci sia un grande bisogno>>.
Una seconda novità è stata Chiave di volta. Credete che questa iniziativa possa avvicinare maggiormente il pubblico dei giovani al teatro e al mondo delle arti?
<<I ragazzi di Chiave di Volta stanno iniziando a portare avanti un’iniziativa molto sensata, quella di cercare linguaggi e modi per avvicinare alla musica, al teatro, all’arte i giovani e i giovanissimi, un confronto da giovani a giovani, in dialogo con gli adulti e gli insegnanti. Si stanno confrontando tra loro e con l’esterno, lo stanno facendo con intelligenza e in modo personale. Penso che la grande adesione alla festa da loro organizzata all’interno del Chiostro, a cui hanno partecipato tantissimi ragazzi, anche i più giovani, i più timidi, anche chi fa più fatica a trovare contesti di aggregazione in cui sentirsi a proprio agio, sia una grande soddisfazione e il punto di partenza per pensare nuove iniziative>>.
Quali proposte avete per il futuro? Qualche anticipazione per creare suspense.
<<Per il prossimo anno contiamo di portare avanti quest’idea di una Trilogia che coinvolga i tre gruppi di ragazzi più grandi ma anche, in modo diverso, anche i gruppi dei più giovani. Dopo la riflessione sull’Amore dello scorso anno ci sarà un nuovo tema attorno a cui ruoteranno gli spettacoli. Abbiamo scelto testi alti, che consentano ai gruppi di portare avanti il lavoro iniziato e di continuare la ricerca del rapporto tra i giovani e i testi della tradizione>>.