ANTIGONE – UNO STUDIO SU SOFOCLE: L’INDOVINO TIRESIA E IL CORO
A cura di Alice Martini
Secondo appuntamento con il racconto di “Antigone” di Sofocle, andata in scena nell’edizione di InChiostro Vivo 2019 nell’ambito della Trilogia dell’Amore. Davide Tonolli, costumista di A.LI.VE., ci parla di altri due importanti personaggi: l’indovino Tiresia e il coro.
Raccontami la storia di questi due personaggi
D.T: «Tiresia è l’indovino cieco che, nella tragedia di Sofocle, incontra Creonte, accusandolo di aver reso impura la città di Tebe per la scelta di non seppellire Polinice, fratello di Antigone. Alla fine di questo incontro e dopo le accuse di Creonte nei confronti dell’indovino, i presagi di Tiresia intimoriscono il sovrano, convincendolo a cambiare la sua posizione e decidendo di dare una sepoltura a Polinice e liberare Antigone.
Per descrivere il coro di questa tragedia mi piace invece riportare le parole usate da Camilla Zorzi e Silvia Masotti, in occasione della messa in scena dello spettacolo durante l’edizione 2019 di InChiostro vivo. Lo avevano descritto così: “Il coro è forse il personaggio più umano, persino troppo, della tragedia; non porta gli assoluti di Antigone o di Creonte, da una parte esterna la meraviglia di fronte alla prodigiosa tecnica con cui l’uomo ha domato il mondo, dall’altra constata che l’uomo è un essere piccolo e fragile di fronte alla morte e alla potenza di Amore”».
Come li avete resi nei tuoi costumi
D.T: «Nella scelta dei costumi abbiamo pensato fosse necessario rappresentare la poesia intrinseca delle numerose evocazioni di immagini naturali raccontate dal coro. Ho perciò riadattato le tuniche bianche indossate dal coro A.LI.VE. nello spettacolo “La leggenda di Nabucodonosor” nel 2005, ampliandole, allungandole e aprendole al centro in modo da creare una sorta di sopravveste che lasciasse in vista la base nera. Sopra ogni tunica ho creato una decorazione utilizzando del pizzo ricavato da delle tende vecchie di mia nonna e della semplice garza bianca di cotone».
Anche il colore ha avuto un ruolo importante nei costumi
D.T: «Esattamente. Il pizzo e la garza li ho tinti in modo da creare delle sfumature sui toni del marrone e grigio. Queste tonalità avevano uno scopo non solo “naturalistico” di evocazione della sabbia e della terra, materie prime che costituivano i paesaggi e le città nell’epoca in cui le tragedie sono state scritte, ma anche quella di conferire al gruppo di tuniche un sapore poetico, antico e quasi magico.
Per lasciare intravedere la fantasia del pizzo e dare un aspetto più materico ai costumi, ho cucito sopra al pizzo la garza tinta precedentemente, spazzolandola e strappandola. Per esprimere l’ambiguità e il mistero che ruotano attorno al personaggio di Tiresia (interpretato da Adriana Pertile), avevo pensato di differenziare la sua tunica dalle altre con l’aggiunta di centrini con varie fantasie e di varie dimensioni, immaginati come dei talismani che l’indovino si portava sempre appresso durante il suo peregrinare. I centrini li ho tinti con effetto degradè (da un tono più scuro verso un tono più chiaro di colore) e applicati sopra la lavorazione di pizzo e garza».