DON JUAN: IL DISSOLUTO ASSOLUTO

A cura di Alice Martini

In vista della pubblicazione su YouTube dello spettacolo Don Juan – Il dissoluto Assoluto, andato in scena ad InChiostro Vivo 2019, una breve chiacchierata con due protagonisti dello spettacolo: Michele Marchiori che interpretava Don Giovanni nel secondo atto e Niccolò Bruno che impersonava invece il primo Don Giovanni. 

Che personaggio interpretavi? Raccontami qualcosa di lui

N.B.: «Interpretavo il primo Don Giovanni. Era un Don Giovanni novecentesco: cinico, algido, dissoluto e “dissolutore”. Conquistava e consumava (persone e affetti) attraverso un’arma subdola e violentissima, quella dell’indifferenza».

M.M.: «Io interpretavo Don Giovanni, ma la particolarità era che in realtà eravamo in quattro ad interpretarlo. Io ero Don Giovanni nel secondo atto. Don Giovanni è un seduttore, la sua natura promiscua verrà fuori durante la storia, raccontata dai suoi dialoghi con Elvira e Carlotta. È poi l’assassino di un uomo e proprio su questa uccisione si andrà a sviluppare la trama, perché  il suo fantasma lo tormenterà. ». 

Cosa ti è rimasto impresso della sua personalità? 

N.B.: «Sicuramente la vitalità. Una vitalità “tendente all’infinito”, morbosa. Una di quelle che a lungo andare possono portarti ad un tragico epilogo, ma che certamente brillano di luce propria. Per spiegarmi, cito Kobain: “meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente”».

M.M.: «Sicuramente che lui è un assoluto, ossia non è  semplicemente un uomo ma viene descritto come tutto quello che esiste sulla seduzione, sul consumismo emotivo, sulla voglia di vivere esperienze, una follia che trascende la sua vita e vuole arrivare a sfidare il Divino. 

Come l’hai adattato al tuo stile di recitazione?

N.B.: «Credo, o meglio, spero di non avere uno “stile di recitazione” consolidato. Sarebbe terribilmente limitante. Credo semmai che esistano diverse storie da raccontare e diversi (infiniti?) modi di farlo. Possiamo dire, quindi, che in questo caso ho avuto modo, grazie al dialogo con insegnanti e compagni, allo studio, ad esercizi di varia natura (da quelli fisici a quelli di introspezione), di approfondire i temi dell’ipocrisia, dell’indifferenza e del “vuoto”  e di scoprirne così uno, di modo, vivo e possibile».

M.M.: «Non penso di avere un vero e proprio stile di recitazione, ma quello che ho cercato di fare è di adattare me stesso al personaggio, cercando dei punti di contatto tra la mia personalità e quello del personaggio, o per similitudini o per antitesi. Sicuramente è stato difficile ostentare una certa sicurezza con il corpo per la personalità di Don Giovanni e anche una sorta di “menefreghismo” verso le altre persone».