“I VOLTI DI A.LI.VE.”: ROSALBA CATALANI
SI CONCLUDE LA CHIACCHIERATA CON LA “MAMMA” DI A.LI.VE. ROSALBA CATALANI.
A cura di Alice Martini
Ultima parte dell’intervista a Rosalba Catalani, responsabile amministrativa e organizzativa dell’Accademia Lirica di Verona, per raccontare le aspirazioni future della scuola e la sua visione dell’arte e dell’imprenditoria culturale, anche in un’ottica femminile.
Quali sono le tue aspirazioni per il futuro?
Rosalba Catalani: «Per il futuro ho molte aspettative. Credo che si possano sviluppare ulteriormente tutti gli aspetti della produzione di spettacoli ed eventi musicali e culturali, sperimentando nuove commistioni e contaminazioni tra le arti. Vorrei vedere i giovani allievi, che oggi collaborano con lo staff di maestri e con la parte organizzativa, entrare a fare parte dell’organigramma dell’Accademia. Penso alla continuità di A.LI.VE., bisogna prepararla per tempo e col tempo».
Fai parte del gruppo EWMD di Verona, il network di donne imprenditrici, come vedi la situazione dell’imprenditoria culturale in questo momento?
R.C.: «A dire il vero quest’anno ho preso una pausa dal network EWMD (European Womens’ Management Development), sono una socia fondatrice del chapter di Verona, ma in previsione di un’attività più intensa di A.LI.VE. ho preferito mettermi in stand by, visto che non sarei riuscita a essere presente come ogni socia dovrebbe. Riprenderò appena mi sarà possibile. Nel frattempo seguo sempre l’attività del chapter di Verona. L’imprenditoria culturale in realtà fatica a svilupparsi. Due anni fa ho letto un libro scritto da Paola Dubini, professoressa di Management all’Università Bocconi di Milano, intitolato “Con la cultura non si mangia”. Falso!. La docente dimostra con cifre, fatti e argomenti che libri, musei, teatri, cinema, musica, arte e patrimonio storico sono lì pronti a “produrre cibo” se solo si attivasse la molteplicità di direzioni in cui si attivano le relazioni con attori diversi: verso la costruzione del senso di appartenenza, verso la costruzione di conoscenza (dalla formazione e attrazione dei talenti alla ricerca), verso lo sviluppo di immaginari. In parole povere serve uno sforzo collettivo che interessi tutti gli ambiti della società civile, economica e politica. L’imprenditoria culturale risponde a regole diverse e sconosciute agli osservatori distratti. Auspico che molti giovani si rendano conto di quanto si può fare nell’ambito dell’imprenditoria culturale e se ne occupino al più presto. Per restare poi sull’imprenditoria femminile, credo che l’approccio delle donne a questo settore sia assolutamente positivo ed efficace».
In particolare, essendo un network di donne imprenditrici, quali sono i miglioramenti che hai visto per la condizione della donna in questi ultimi anni?
R.C.: «In EWMD ho conosciuto molte donne che rivestono incarichi importanti in svariati ambiti. Sono tutte donne che hanno conquistato la loro posizione con grande determinazione. Moltissime di loro hanno anche costruito nuclei familiari coesi e solidali. Credo che i miglioramenti dipendano soprattutto da quanto le donne stesse credano nelle loro capacità, la politica poi, deve lavorare ancora molto per rendere possibile la scelta. Intendo dire che ogni donna dovrebbe poter scegliere liberamente e con cuore sereno cosa fare della propria esistenza senza precludersi nessuna strada, credo fermamente che ogni donna possa essere, se lo vuole, una professionista, una moglie e una madre, certo bisognerà approntare un sistema sociale solidale che metta a disposizione di tutti seri strumenti di sostegno alla maternità e anche alla paternità. I passi fatti fino ad ora non sono stati sufficienti, ma solo dei palliativi inefficaci, se oggi si assiste ancora a donne che dopo una gravidanza sono costrette a lasciare il posto di lavoro o che stentano ad ottenere l’agognato par time o ad essere reintegrate con mansioni inferiori. Dunque, i miglioramenti sono di là da venire e richiedono un impegno eccezionale della società civile ed economica, e della classe politica».
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