TELEMACHIA, OVVERO IL VIAGGIO DI TELEMACO ALLA RICERCA DI ULISSE

In vista della messa in scena di sabato 19 maggio, presso il Teatro Satiro OFF, incontriamo alcuni dei giovanissimi attori che metteranno in scena “Telemaco, ovvero il viaggio di Telemaco alla ricerca di Ulisse”.

Jan, 14 anni

Alessandra, 15 anni

Leila, 15 anni

Anna, 13 anni

Lorenzo, 16 anni

Elena, 17 anni

Cosa vi piace del vostro gruppo?

Alessandra: beh, siamo ben mescolati; ci sono personalità ed età diverse, ma è importante avere qualcuno di più grande da cui prendere spunto, che insegni a quelli più piccoli se hanno bisogno. Si trattano temi molto interessanti, e spesso si creano rapporti intimi ed interessanti tra di noi.

Jan: Io faccio teatro da molti anni e in realtà non sono mai stato in un gruppo così grande. Il rapporto che si crea non è come quelli che instauri a scuola, con queste persone ci lavori; durante le scene, per esempio, si creano situazioni in cui si riesce a legare di più con i compagni.

Di cosa parla il vostro spettacolo?

Jan: raccontiamo della Telemachia, cio

è quel pezzo dell’Odissea in cui si parla del figlio di Ulisse, Telemaco, che va a cercare suo padre e noi immaginiamo che faccia lo stesso percorso del padre. Si inizia parlando dei Proci, di Penelope, Euriclea, Telemaco, e di tutte le persone che si ritrovano a dover vivere una qualsiasi situazione sull’isola senza Ulisse.

Elena: Io, inizialmente, interpreto Euriclea, la nutrice di Telemaco che è sempre stata vicina a tutta la famiglia. Mi arrabbio con i giovani proci per il poco rispetto che dimostrano nei confronti dell’isola, della sua cultura e dei suoi valori, e racconto a Telemaco alcune cose di suo padre, che lui non ha mai conosciuto. Gli parlo di lui, di come si sarebbe comportato se fosse stato sull’isola in quel momento, e poi lo spingo a parlare con uno straniero giunto sull’isola, che non è altro che Atena travestita dal suo amico Mentore, che lo aiuterà durante il suo viaggio.

Leila: io interpreto Elena di Troia, che è una tappa del  viaggio di Telemaco realmente raccontata dall’Odissea. Nella mia scena, narro la mia storia, i sentimenti che provo, soprattutto la solitudine, perché Elena, in realtà, pur essendo circondata da persone, dentro si sente sola.

Spiego a Telemaco cosa sono i sentimenti e il destino delle persone, spronandolo a partire. Inoltre, solo dopo aver incontrato me, Telemaco scopre che suo padre ha vinto la guerra con l’astuzia, e che quindi non era un eroe nel senso tradizionale del termine come lui aveva creduto.

Anna: Dopo Troia, immaginiamo Telemaco sull’isola delle Sirene. Io interpreto una di loro, una di quelle che si arrabbia perché una sorella si è innamorata di Ulisse e adesso vedendo Telemaco vuole proteggere anche lui dal richiamo mortale delle altre.

Alessandra: Diciamo che, per le sirene, comportarsi così è una specie di vendetta, perché sono sempre state trattate come dei mostri, degli esseri diversi e, per questo sono ostili gli uomini.

Lorenzo: io interpreto Telemaco quando arriva sull’isola di Circe dopo essere stato dalle sirene. Sconvolto dal viaggio, dopo aver visto quest’isola affascinante per la natura e gli animali che contiene, parlando con Circe, scopre di avere un altro fratello più giovane, che però, come lui, è partito alla ricerca del padre.

Elena: Io interpreto la maga Circe, che vive nell’isola di Ea, circondata dalla natura: animali e piante spettacolari. Sono molto legata ad essi, direi quasi possessiva e protettiva nei loro confronti. Infatti, diffido degli uomini che arrivano dal mare, poiché spesso in passato hanno distrutto ciò che avevano trovato sul loro cammino e avevano cercato di cambiare e distruggere anche lei. Circe è famosa per un incantesimo che faceva agli uomini quando arrivavano sulla sua isola. Li incantava, con i suoi poteri e con la bellezza della sua natura, poi dava loro una pozione da bere, trasformandoli in porci. Gli unici che non sottopone all’incantesimo sono Ulisse, perché si era innamorata di lui, e Telemaco, perché è il figlio dell’uomo di cui è innamorata. Parlando con Telemaco, lo spinge a continuare il viaggio per incontrare suo padre, e così la nave riparte.

Alessandra: Telemaco nel suo viaggio immaginario arriva nell’isola dei Feaci dove incontra Nausicaa il mio personaggio che è oramai diventata la regina in seguito alla morte del padre. All’inizio mi prendo gioco di Telemaco, insieme alle mie ancelle, ma poi le cose si faranno un po’ più serie e intime, cominciamo a parlare dei nostri padri, che in qualche modo non sono più presenti nella nostra vita. Telemaco  poi mi chiede di sposarlo e diventare la regina di Itaca. Ma non vi dico come andrà a finire!

Jan: Telemaco approda sull’isola dei Ciclopi, dove trova Polifemo. Suo padre, quando era passato da quest’isola, aveva accecato l’unico occhio di Polifemo, il ciclope, perdendo la vista, aveva perso anche tutto ciò che lo rendeva grande e potente. Quindi, in un certo senso, Polifemo e Telemaco, si rivedono l’uno nell’altro, entrambi indeboliti dalla perdita di qualcosa; è una scena che vi commuoverà.

Anna: L’ultima isola che Telemaco visita nel nostro racconto , è quella di Calipso, dove regna la tranquillità e  il sonno ti coglie improvviso. Telemaco è spaesato e non percepisce nulla intorno a sé , fino a quando arrivano Calipso e le sue ninfe, che gli spiegano come si era comportato suo padre nella loro isola. Qui finisce il viaggio…

Secondo voi, perché un ragazzo della vostra età dovrebbe venire a vedere il vostro spettacolo?

Jan: perché in un certo senso, tutti abbiamo dentro un pezzo di Telemaco. Non necessariamente, stiamo cercando nostro padre, ma tutti stiamo cercando di capire chi siamo. Tutta la nostra adolescenza è basata sulla ricerca di noi stessi. Poi dietro ad ogni personaggio, ci siamo anche noi, che siamo diversi e mettiamo un pezzo di noi nel personaggio che interpretiamo. Questo si può nota molto nel ruolo di Telemaco, che è interpretato da 5 ragazzi diversi.

Alessandra: Tutti nella nostra vita incontriamo persone che ci guidano, Telemaco ha Atena/Mentore ed Euriclea. Ma anche Circe che è sempre stata vendicativa, ma nei suoi confronti è più materna, e cerca di aiutarlo.

Insomma è uno spettacolo pieno di emozioni, che non annoia mai.

Elena: Credo che in realtà i nostri coetanei che non sono soliti vivere esperienze come queste, non riescano a capire che pur essendo cose apparentemente semplici, trasmettano un messaggio importante. Trovo che il nostro spettacolo e quello che raccontiamo sia molto contemporaneo, pur essendo ambientato secoli e secoli fa. Tutti noi ci ritroviamo in molte situazioni o piccole cose che questa storia racconta. Io, per esempio, mi sono molto immedesimata nei miei due personaggi, mettendo in ogni scena aspetti del mio carattere, rendendo quei personaggi una parte di me.

Definizione di Telemachia in 3 parole?

Jan: Dove è Ulisse?

Lorenzo: Scoperta, curiosità, fare.

Alessandra: ricerca, sentimenti, scoperta.

Leila: perdita, speranza, aspettative.

Anna: speranza, viaggio, crescita.

Elena: attesa, mancanza, coraggio.

Qual è la forza del vostro gruppo?

Leila: Secondo me, l’unione. Come si dice “l’unione fa la forza”. Per esempio, quando un personaggio principale fa la sua scena da solo e non ci sono gli altri ad aiutarlo, non è la stessa cosa.

Elena: Certo, sono d’accordo. Un elemento molto importante di tutto il nostro spettacolo, sono le parti corali. Ogni scena è costruita su tutto il nostro gruppo numeroso, non solo sulle parti principali. Forse è questo che ci ha fatto legare di più e che mantiene viva la concentrazione.

Alessandra: Esatto. Siamo sempre tutti in scena, quindi si aggiungono reazioni che arricchiscono le scene e così cerchiamo di aiutarci per completarci a vicenda.

Secondo voi, c’è qualcosa dei giovani d’oggi in questa Telemachia?

Alessandra: Forse l’alta aspettativa verso la vita. Ci si aspetta molto dal proprio futuro.

Jan: Si, forse anche la ricerca dell’amore, le prime esperienze in questo campo. Telemaco, inoltre, durante questo viaggio, capisce chi è realmente, cosa vuole dalla vita; anche io sto cercando di fare la stessa cosa. In realtà la sua è la ricerca di se stessi, per me invece è più la speranza nel futuro.

Lorenzo: La ricerca dei valori che vengono attribuiti alla figura del padre, che spesso viene sottovalutata. Anche oggi, il rapporto con i genitori non è sempre buonissimo.

Leila: Oggi, secondo me, nessun ragazzo della nostra età farebbe quello che ha fatto Telemaco.  Vivono il presente senza pensare a ciò che magari hanno perso. Soprattutto se, come nel suo caso, non li hanno mai conosciuti, per loro è come se quel rapporto non fosse mai esistito, quindi spesso non sentono il bisogno di averlo.

Elena: Penso che il discorso di Leila sia molto individuale. Pur non avendo conosciuto i propri genitori, una persona potrebbe comunque necessitare di un rapporto con loro. Soprattutto, i nostri coetanei tendono a vedere molto quello che i loro amici hanno e loro no. E, se in quel caso, è una figura paterna a mancare, credo che la mancanza e il vuoto si sentano comunque, pur non avendo idea di cosa e come sia realmente.

Jan: Per capire chi si è, bisogna prima capire da dove si viene. È importante conoscere le proprie origini, credo lo sia per tutti.

Anna: Secondo me, dipende sempre dal rapporto che si ha prima e dopo. Il rapporto che si ha con un genitore quando si è piccoli, è diverso da quello tra un genitore e un figlio adolescente.

Alessandra: Venite a vederci!

Satiro OFF – sabato 19 maggio 2018 – ore 19,00 e ore 21,00
di Elena Fezga