UN NUOVO REPERTORIO PER IL CORO VOCI BIANCHE DI A.LI.VE.: SERGEJ RACHMANINOV
Quest’anno al Festival InChiostro Vivo il Coro Voci Bianche interpreterà la musica di Sergej Rachmaninov e in particolare i Sei cori Op. 15. La pianista Кaterina Tsekhanovich, nata in Russia e che ora vive a Verona, ha aiutato il maestro Paolo Facincani nella preparazione dei ragazzi.
Come ha conosciuto A.LI.VE.?
«Ho conosciuto l’Accademia Lirica A.LI.VE circa un anno fa quando ho presentato mia figlia Margarita al maestro Paolo Facincani, il quale l’ha ammessa nel suo coro delle Voci bianche».
So che lei ha seguito in particolare la pronuncia dei testi in russo, come si sono trovati i bambini alle prese con questa lingua distante dai nostri fonemi?
«Un giorno, durante una nostra discussione sui compositori russi, il maestro Paolo sapendo della mia istruzione musicale e passione per la musica, mi ha parlato della sua idea di preparare con i suoi allievi i Sei cori di Rachmaninov e mi ha chiesto di aiutare il coro con la pronuncia. Tutti sanno quanto sia difficile la lingua russa e in particolare la pronuncia, con un gran numero di suoni sibilanti. Probabilmente all’inizio ha spaventato un po’ i bambini ma gradualmente, grazie al loro impegno, la loro pronuncia è migliorata e hanno ottenuto dei grandi risultati. L’udito dei bambini è più sensibile ai nuovi suoni, loro memorizzano parole nuove più velocemente, e la cosa più sorprendente è che quando adesso il coro canta in lingua russa spesso ci si dimentica che a cantare sono dei bambini italiani: talmente bene riescono a cantare in russo».
So che il maestro Paolo non permette a nessuno di assistere alle prove con il coro di voci bianche, anche se durante le prove lascia sempre la porta aperta. Lei che ha avuto questa possibilità ci può raccontare come sono andate le prove e come è il rapporto tra i ragazzi e il maestro?
«Le nostre lezioni si sono sempre svolte in un’atmosfera amichevole, si percepisce che i bambini frequentano le lezioni con grande piacere e con interesse imparano le cose nuove. Da un lato il maestro Paolo è un insegnante esigente e i bambini sono molto rispettosi della sua autorità, ma da un’altra lui è abile a creare un’atmosfera molto confortevole in cui c’è spazio anche per battute, conversazioni sulla vita, sui tempi in cui viviamo, sull’importanza della musica nelle nostre vite. Mi ricordo un momento particolare quando ho chiesto a mia figlia se le piacevano le lezioni del coro e la sua risposta è stata : “mamma, l’Accademia – è la mia vita!”».
È cresciuta in Russia e ora vive in un paese occidentale, quali differenze culturali ci sono secondo lei?
«Sì, sono nata a San Pietroburgo dove ho iniziato a studiare pianoforte a cinque anni. All’inizio ho finito una scuola musicale, poi il liceo musicale pedagogico. All’età di diciassette anni mi sono trasferita a Mosca e mi sono laureata all’università, alla facoltà di pedagogia musicale. Posso dire che a prima vista i nostri popoli sono diversi. Noi russi siamo più chiusi, c’è qualcosa di quasi tragico nel nostro carattere. Questo può anche essere ben visto dalle opere della letteratura russa, basti ricordare Dostoevskij e Tolstoj, e dalla musica dei nostri compositori – Shostakovich, Borodin, Glinka. Lo stesso Rachmaninov è il miglior rappresentante dell’anima russa secondo me. Voi italiani, a differenza dei russi, sapete godervi la vita, siete più liberi e aperti al mondo, l’uomo russo ha bisogno di tempo per aprirsi e fidarsi di un’altra persona. Allo stesso tempo sia gli italiani che i russi hanno molto in comune nel carattere, abbiamo un senso dell’umorismo simile, grande ospitalità, apprezziamo i valori come l’amicizia e la famiglia. Mi sembra che ci siano molte cose in comune nelle nostre mentalità».
Pensa che il repertorio di Rachmaninov possa essere compreso dal pubblico italiano? Secondo lei il coro potrà eseguirlo anche in altri contesti?
«Per me Rachmaninov è un genio assoluto, il mio compositore preferito. La sua vita non è stata facile, è emigrato negli Stati Uniti dove ha vissuto la seconda parte della sua vita e dove è morto. Ma per tutta la vita ha avuto nostalgia della sua Russia e questa tristezza si è sempre sentita nella sua musica. Basta ascoltare i suoi famosi concerti n. 2 o n. 3 per pianoforte e orchestra che ci trasferiscono immediatamente in un’altra realtà, aiutano a nascere dei pensieri su qualcosa di molto importante, sull’anima, su Dio. Come ho già detto, Rachmaninov è uno dei migliori rappresentanti dell’anima russa. A mio parere nessun altro compositore è stato in grado di mostrarla così vividamente nelle sue opere pubbliche attraverso emozioni, passioni, tristezza e armonie musicali straordinarie per le quali è sempre stato così riconoscibile. La sua musica non può lasciare indifferente nessuno in grado di sentire, meditare sulla vita e gli italiani, come sappiamo , sono un popolo molto aperto, emotivo e musicale, quindi non c’è dubbio che la musica di Rachmaninov lascerà un segno nella loro anima. Il coro, essendo preparato e seguito dal maestro Facincani, lo potrà eseguire in qualsiasi contesto».
Faccia un invito al pubblico veronese e italiano spiegando perché assistere al concerto sui brani di Rachmaninoff è una cosa da fare.
«Sono sicura che il pubblico che non conosce ancora le opere di Sergei Rachmaninov avrà un grande piacere visitando il concerto del coro A.LI.VE. ed i bambini che hanno fatto un lavoro molto importante e complicato saranno le guide tra il mondo del compositore e noi».
A cura di Alice Martini