UN’APERTURA AL CIELO E ALLE PERSONE: IL CHIOSTRO DI SANT’EUFEMIA

Incontriamo Don Roberto Defanti, Parroco di Sant’Eufemia, la Chiesa che ospita il Chiostro luogo e “voce” dei sentimenti delle tante persone che lo popolano. Su di esso si affacciano le realtà cittadine che coinvolgono il mondo dell’arte e del sociale: la sensibilità di IN CHIOSTRO VIVO sarà la chiave per raggiungere la piena consapevolezza delle ricchezze date dalle diversità 

Conosce la storia del Chiostro? Pensa che la sua riqualificazione sia una spinta a far riavvicinare le persone a un luogo antico e sacro della città?

Il Chiostro è stato costruito intorno all’anno 1000 dai monaci agostiniani ma un terremoto avvenuto circa cent’anni dopo distrusse tutto il complesso clericale e così la chiesa, come la vediamo oggi, venne ricostruita dopo il 1200. Rimase nelle mani del clero fino al 1806 quando Napoleone, confiscato il Monastero, fece portare via tutte le opere d’arte contenute all’interno. Solo in seguito tutti i beni furono restituiti alla città di Verona ed è per questo che anche il Chiostro non fa più parte della Chiesa ma è invece del Comune. La sua riqualificazione darà modo di far rivivere in chiave moderna tutto il complesso ecclesiale.

Cosa pensa del progetto IN CHIOSTRO VIVO? Racconti il coinvolgimento che avrà la Chiesa di Sant’Eufemia nella manifestazione

Il Monastero di Sant’Eufemia nasce per unire le proposte liturgiche, sociali e artistiche della città: proporre perciò degli eventi culturali in questo luogo può far rivivere in chiave moderna il monastero. Tutto questo è un inno alla Vera Bellezza, quella intersezione tra attività artistica e sociale che è espressione dei reali sentimenti delle persone. Ecco perché il progetto IN CHIOSTRO VIVO avrà molto spazio nei luoghi della chiesa, perché più realtà sociali ne siano coinvolte.

Nel mondo materialista moderno, quanto può essere importante riportare l’attenzione su un luogo sacro?

Le tradizioni più importanti per l’umanità nascono dalle esperienze contemplative, ecco perché l’apertura del Chiostro al cielo e alle persone è la vera sintesi della Bellezza. Le realtà sociali troveranno in questo Chiostro una realtà culturale che darà valore alla loro soggettività e allo stesso tempo al loro stare insieme.

Ritiene efficace associare il mondo culturale e musicale alle problematiche sociali, così da porne la dovuta attenzione?

Un evento culturale unisce soggettività infinitamente diverse eppure vicine nelle profondità dei loro sentimenti, perciò i loro valori di bellezza potranno essere sempre diversi. Ciò che però verrà compreso è che anche un limite è una bellezza, perché la motivazione a superarlo dà una spinta a vivere la vita con più coraggio. Un limite è solamente un trampolino di lancio per nuovi obiettivi da raggiungere.

Come è venuto a conoscenza del mondo A.LI.VE.? Cosa ne pensa delle sue iniziative?

A.LI.VE. ha la sua sede in Sant’Eufemia e questo ha agevolato la nostra conoscenza ma più di tutte è stata la sensibilità del Maestro Paolo e del suo staff che hanno reso possibile una collaborazione così profonda tra le nostre realtà. Un grande merito è voler portare la musica alla gente, dare un senso profondo alla diffusione della cultura musicale e teatrale.

Pensa che A.LI.VE., tramite questo progetto, possa raggiungere l’obiettivo di sensibilizzare il pubblico al mondo del sociale e a nuovi spettacoli teatrali?

Il percorso è nuovo ma la sensibilità profonda è la strada tracciata per raggiungere gli obiettivi di inclusione sociale di IN CHIOSTRO VIVO. La musica non sarà musica per sé stessa, ma è arte a disposizione dei ragazzi e per i ragazzi per diffondere i valori della bellezza.

L’insegnamento fin da bambini della musica e le altre arti arti aiuta a creare dei cittadini più sensibili e civilmente più responsabili. È d’accordo con questa affermazione?

Educare i bambini alla Bellezza delle arti è tenere viva la fiamma che ha spinto alla contemplazione tutte le generazioni del passato. In questo senso la tradizioni, che devono essere protette e conservate, non sono ceneri del passato ma una fiamma viva che deve bruciare per conservare quei valori da trasmettere ai cittadini del futuro. Un esempio di questa sensibilità è il lavoro che gli Angeli del Bello effettueranno nel Chiostro, una testimonianza educativa enorme di come il prendersi cura di un luogo sia dimostrazione d’amore verso la propria città e rispetto delle altre persone.

di Alice Martini