IL GABBIANO – ANALISI INTROSPETTIVA PER I RAGAZZI DI TEATRO AVANZATO
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Un nuovo lavoro, fatto di personaggi complessi, umani e ricchi di sfaccettature. Abbiamo intervistato Michele Marchiori, Linda Micheletti e Damiano Zucco, rispettivamente il Dott. Dorn, Irina Nikolaevna Arkadina e Konstantin Gavrilovic.
Dopo aver recitato ne “L’Orlando Furioso e Innamorato” e ne “I Promessi Sposi, avventura di un giovane lettore”, ci puoi raccontare che tipo di lavoro è stato quello di “Un altro Gabbiano, esercizi di volo”?
Michele: Il lavoro su “Un altro Gabbiano – Esercizi di Volo” è stato un lavoro di studio, anche psicologico. È stato necessario cambiare l’approccio al lavoro in quanto i personaggi sono estremamente complessi: ognuno di noi ha dovuto svestirsi dei propri panni a favore di quelli del personaggio. In questo caso la recitazione non è mettere una maschera, bensì immedesimazione, ossia cercare in se stessi le caratteristiche proprie del personaggio da interpretare. Penso non ci sia niente di più difficile che imparare a scavare dentro se stessi, alla ricerca di qualcosa che non sapevamo di avere.
Linda: La mia storia è un po’ diversa, io sono l’ultimo acquisto del gruppo di Teatro Avanzato, prima ho lavorato ad altri progetti, tra i quali Ragazze in Bicicletta. In ogni caso, non credo che si possano mettere a paragone i lavori, in quanto sia I Promessi Sposi che Ragazze in Bicicletta sono testi scritti e/o rielaborati dalle nostre maestre, mentre il testo de Il Gabbiano è nudo e crudo, come lo voleva il suo autore, Anton Cechov (ovviamente noi ne eseguiremo una riduzione, la pièce originale dura ben quattro ore). Inoltre, questo nuovo progetto non si può definire uno “spettacolo” come i lavori precedenti, ma uno “studio”; infatti ad ogni prova si cambia qualcosa, o si aggiunge qualcos’altro di nuovo. Con un testo del genere non si finisce mai di crescere.
Damiano: La differenza principale è sicuramente che Il Gabbiano è un testo teatrale, mentre gli altri due sono degli adattamenti dei testi originali. Ci si approccia in maniera diversa ad un lavoro simile, è necessario comprendere le sfumature psicologiche del personaggio, comprenderne i sotto-testi, senza il supporto di una narrazione esterna.
Trova per ognuno dei tre spettacoli una parola evocativa.
Michele: L’Orlando Furioso e Innamorato: guerra e amore.
I Promessi Sposi – Avventura di un giovane lettore: potere.
Un altro Gabbiano – Esercizi di volo: analisi introspettiva.
Linda: Come già detto, non ho partecipato a L’Orlando Furioso e Innamorato, bensì a Ragazze in Bicicletta, perciò le mie tre parole evocative saranno:
Ragazze in Bicicletta: libertà.
I Promessi Sposi, avventura di un giovane lettore: ribellione.
Un altro Gabbiano – esercizi di volo: claustrofobia.
Damiano: L’Orlando Furioso e Innamorato: Sogno
I Promessi Sposi, avventura di un giovane lettore: Società
Un altro Gabbiano – esercizi di volo: Vita
Potresti parlare del tuo personaggio in questa nuova produzione? In che cosa differisce dai tuoi personaggi precedenti?
Michele: Io interpreto Dorn, il dottore, che per alcuni critici è quasi un alter-ego di Čechov stesso. Dorn è un uomo con alle spalle un grande vissuto: è riflessivo e riesce ad entrare in empatia con ogni vicenda narrata. Nonostante sia in scena quasi dall’inizio alla fine dello spettacolo, è tendenzialmente taciturno, ama osservare ciò che succede intorno a lui e si ritaglia degli spazi per fare delle considerazioni personali, legate alle sue impressioni e soprattutto alle emozioni. Avrà un ruolo molto importante alla fine dello spettacolo, quasi a chiudere un cerchio che proprio lui apre all’inizio della prima scena. È forse il personaggio meno “personaggio” di tutti, l’unico forse con il quale non si corre il rischio di fare una parodia, ma è proprio qui la difficoltà: la grandezza dei suoi gesti e la sua potenza espressiva sta proprio nei gesti minimi, nella tranquillità, nel silenzio. A volte una carezza riesce a dire più di un intero monologo, almeno per Dorn.
Linda: Irina Nikolaevna Arkadina. Si potrebbe parlare per delle ore, dei giorni interi. Arkadina è diva, è teatro, è eros, è una donna. Irina è uno dei personaggi più complessi dell’opera, è una delle più grandi attrici del teatro russo e la sua vita personale è talmente intrecciata alla sua professione, che non si riesce quasi mai a capire quando reciti e quando sia sinceramente se stessa. Irina è come una piovra, tenta di tenersi stretta tutto ciò che le interessa, anche a costo di soffocare tutto: le sue forme teatrali, i suoi affetti e pure il suo disastroso ruolo genitoriale, nonché i suoi soldi.
Ne “I Promessi Sposi” e in “Ragazze in Bicicletta” le parole chiave dei miei personaggi erano rivoluzione, cambiamento e protesta. Ecco, l’Arkadina rappresenta tutto ciò che ostacola la rivoluzione e il cambiamento, colei che tarpa le ali a chi vorrebbe volare lontano e non tornare mai più indietro, colei che soffoca la voce del progresso (però è anche tremendamente simpatica, ve lo assicuro!).
Damiano: Sono state esperienze molto intense e molto diverse, non riuscirei a scegliere. A posteriori, dopo aver riflettuto sul mio percorso, mi rendo conto di aver portato sulla scena personaggi molto diversi tra di loro. Probabilmente Konstantin è stato il ruolo più difficile: è il personaggio che mi ha fatto crescere di più sia a livello personale che attoriale.
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Michele: Il gruppo ha iniziato subito il lavoro in maniera entusiasta: sapere che avremo affrontato uno dei più grandi testi del teatro moderno ci ha molto spronato. Il lavoro è stato faticoso: chi, come me, l’anno scorso doveva concentrare la performance in una singola scena dal forte impatto, quest’anno ha lavorato su più momenti dello spettacolo; chi invece l’anno scorso aveva un personaggio presente dall’inizio alla fine, come il mio amico Damiano Zucco che interpretava Renzo, ha invece portato il proprio focus su una scena intensissima, che lascerà tutti a bocca aperta.
Linda: Il lavoro è stato così complesso che per raccontarlo è meglio procedere per fasi. (1) La lettura individuale: ne siamo usciti tutti molto confusi; (2) la lettura collettiva: ci siamo messi a tavolino con le registe a leggere e commentare insieme ogni passaggio; (3) lo studio: una volta individuato il personaggio, abbiamo iniziato ad approcciarci alle nostre scene, agli altri, ma soprattutto a noi stessi. I personaggi di Cechov sono completamente umani, ricchi di mille sfaccettature, perciò ognuno di noi ha dovuto scavare dentro la propria personalità per trovare la propria versione di Arkadina, Nina, Kostja, Masha, etc.
Damiano: Ci siamo trovati davanti qualcosa di enormemente difficile. Non abbiamo mai fatto niente del genere, sicuramente questo lavoro ha richiesto un approccio molto più “professionale” e serio. Nonostante questo, l’entusiasmo non ha fatto che aumentare. Stiamo capendo che l’importante non è solo il risultato, ma imparare.
Dimmi tre motivi per cui il pubblico dovrebbe venire a vedervi nel Gabbiano.
Michele: per IL VISSUTO: credo che ogni persona, dal ragazzino all’anziano, possa rispecchiarsi in molte tematiche portate dallo spettacolo, dal rapporto con i genitori a quello con i propri sogni; per L’IMMEDESIMAZIONE: il mio personaggio mi ha dato modo di vedere da fuori lo spettacolo e posso dire che il testo e la recitazione, attraggono così tanto che quasi ci si vorrebbe buttare dentro. Io stesso a volte ero così immerso nella storia da dimenticare le mie battute! Per LE EMOZIONI: per la maggior parte del tempo abbiamo lavorato senza pubblico, ma nelle poche volte che abbiamo avuto spettatori ci siamo trovati di fronte alle loro espressioni stupite, ricche di curiosità tanto da aver la voglia di rivedere tutto da capo.
Linda: Il primo motivo è per verificare quello che una volta qualcuno mi disse “Cechov è uno dei più grandi drammaturghi del ‘900”, perciò possiamo considerare il Gabbiano come un pezzo di storia dell’umanità e quindi va visto. Secondo motivo perché un’ora di Gabbiano vale come un’ora dall’analista, ma costa molto meno. Terzo motivo perché sul palcoscenico siamo tutti giovani, siamo bravissimi e trasmettiamo una bellezza inenarrabile (siamo anche molto umili).
Damiano: Per prima cosa Il Gabbiano è uno dei testi teatrali più importanti di fine ottocento, ha praticamente anticipato la psicoanalisi. Secondo motivo è un testo che ti mette davanti all’ironia della vita e terzo potrebbe veramente far capire a molti che “del teatro non si può fare a meno”.
Alla luce di questa ennesima esperienza, cos’era per te il Teatro e cosa significa oggi per te recitare?
Michele: Per me oggi il teatro è scoperta a trecentosessanta gradi. È leggere ogni movimento di un attore e capire perché lo stia facendo, è sentire ogni parola e carpirne tutti i significati. È la potenza di una persona, da sola, di fronte ad un pubblico, capace di prenderti per mano e farti ridere, piangere, ma soprattutto riflettere. È forse l’ultimo modo per raccontare una storia, che non deve essere vuota, sciatta, ma deve raccontare la vita, le emozioni, la società. Nel recitare sei tu lo strumento: ogni movimento pensato, ogni parola pesata. Ognuno leggerà poi tutto questo con le proprie idee e a proprio modo, ma già imparare a leggere è una conquista.
Linda: Volente o nolente, io recito da quando ero nel grembo di mia madre. Il teatro mi ha accompagnato durante il corso di tutta questa mia vita ed è sempre stato un grande strumento per poter arrivare al cuore delle persone. Purtroppo, non sono una grande oratrice, ma l’arte, la musica, il teatro mi hanno aiutato a mostrarmi agli altri, a farmi capire dalle persone e a capire me stessa. Non c’è analisi psicologica più profonda dello studio teatrale. Non ho detto molto, ma se entrassi nei particolari mi ritroverei a scrivere un romanzo… russo, per rimanere in tema.
Damiano: Sono ormai quasi 5 anni che faccio teatro ed è diventato sempre più importante per me; è il maggiore strumento che ho per esprimermi. Non mi sarei mai aspettato di cambiare così tanto, di capire così tante cose su me stesso, quasi come fosse una terapia. Poi spero mi aiuterà a raggiungere il mio obiettivo che è poter arrivare a diventare un doppiatore.
Vi aspettiamo sabato 28 aprile alle ore 18.00 e alle 20.45 presso il Teatro Satiro Off, Verona
di articolo della Redazione
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