A.LI.VE. IN SCENA CON OTELLO

Alice, Silvia, Chiara e Bianca, ci portano per mano a scoprire da vicino il mondo di Otello e il valore che porta tra i giovanissimi

Nello scorso mese di febbraio, alcuni componenti del coro di voci bianche A.LI.VE. hanno avuto la possibilità di prendere parte all’opera “Otello” di G. Verdi al Teatro Filarmonico di Verona. Io ho avuto la grande opportunità di essere tra i fortunati e con molto entusiasmo ho vissuto questa esperienza a dir poco memorabile.

L’anno scorso il coro A.LI.VE. aveva partecipato alla messa in scena de “I Pagliacci” ma io non avevo potuto all’ultimo partecipare poiché il numero di coristi era limitato, finalmente però quest’anno ho avuto la possibilità di prenderne parte. Ho potuto dar voce alla mia passione mettendola in pratica, sperimentando e conoscendo gli ambienti in cui l’arte non è solamente uno svago ma è addirittura un mestiere. Ho avuto la possibilità di cooperare con eccellenti cantori, stilisti, parrucchieri, registi e professionisti di ogni genere legati all’affascinante mondo del teatro. L’evento si è protratto per sole quattro recite ma non è facilmente immaginabile il numero di prove che ci sono dietro un tale spettacolo. Il mio coro non aveva un pezzo lungo da cantare, eppure le prove non sono di certo mancate. Oltre alle esercitazioni a livello sonoro, c’era anche l’aspetto registico da curare, e solo questo ci ha occupato almeno una decina di prove. Durante le prove c’era sempre qualcosa da migliorare, erano minuziose e precise correzioni, mai inutili. Giusto per rendere l’idea dell’attenzione ai particolari, ci facevano accomodare in una stanza spaziosa del quinto piano lasciandoci il tempo di cambiarci e dare un’ultima occhiata al nostro pezzo. Noi non eravamo il centro dell’opera, ma in qualche modo quell’atmosfera formale e quasi irreale ci faceva sentire comunque dei piccoli protagonisti. Entrati in scena, sul palcoscenico, i fari si accendevano proiettando tutta l’attenzione su di noi. La musica partiva, gli archi suonavano il primo accordo e i fiati si preparavano con lo strumento sulle ginocchia. In quel momento ci rendevamo conto dell’adrenalina che scorreva nelle vene, era l’attimo in cui finalmente potevamo mostrare tutto il nostro lavoro. Il momento più soddisfacente era quando si tornava in camerino e si poteva riflettere, confrontarsi con i propri amici e sentire l’ansia del pre-spettacolo tramutarsi velocemente in una gioia pura.

Non solo queste avventure ci stimolano a diventare persone più interessate e a renderci conto di quanto sia ricco il nostro Paese e la nostra cultura, ma ci danno anche la possibilità di provare sulla nostra pelle cosa voglia dire mettere in scena la vera e propria “arte”.

di Alice Gozzi

Ciao! Siamo Bianca, Chiara e Silvia, tre giovani talenti del coro A.LI.VE.. Quest’anno abbiamo avuto la possibilità di vivere una bellissima esperienza: cantare al Teatro Filarmonico di Verona. L’opera di cui abbiamo preso parte era Otello. Il nostro ruolo era quello di fanciulli veneziani a Cipro, che cantano ed offrono i doni di nozze alla loro compatriota Desdemona, sposa di Otello.

Nei mesi di gennaio e febbraio l’impegno è stato tanto per prepararci alle date previste: ci siamo esibiti ben quattro volte, domenica 4, martedì 6, giovedì 8, e domenica 11 febbraio.

Non è la prima opera a cui prendiamo parte, ma a teatro nulla è mai uguale, è sempre una grande novità, specialmente i costumi. Questa volta si trattava di abiti da marinaretti, con maglietta e pantaloni bianchi, maglioncino di lana blu, gambaletti neri e ghette beige. 

L’opera lirica Otello ci ha presentato molte sorprese. Durante le prime prove, nel nostro sangue scorreva tanta emozione. Nel gruppetto di piccoli e grandi cantori di A.LI.VE., c’era chi saliva sul palcoscenico e si esibiva per la prima volta, ma anche chi saliva a teatro e, ormai, dopo tanti anni, si era abituato a sentire le farfalle nello stomaco.

Ed ecco l’entrata in scena: tutte quelle luci accese verso di noi, i volti nella penombra che ci osservavano meravigliati, il direttore d’orchestra che ci dirigeva, il coro della Fondazione Arena che, dietro di noi, cantava a pieni polmoni, il suono dei mandolini e delle chitarre che ci dava l’allegro ritmo.

La sera della Prima, si sentivano tutti i cuori battere forte dall’emozione. Ritornati al quinto piano, ci siamo rilassati, eccitati e pronti per la replica successiva.

Grazie ai consigli del maestro Paolo siamo riusciti a migliorare, di serata in serata, sempre di più.

È stata un’esperienza favolosa e molto divertente.

di Bianca Otto, Chiara Senuri e Silvia Otto

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