I VOLTI DI A.LI.VE.: IL TEATRO DI FIGURA DI PAOLA LACAPRARA
A cura di Alice Martini
Paola Lacaprara, da molti anni collaboratrice di A.LI.VE. sia per il teatro di figura sia come segretaria, oggi ci racconta il suo rapporto con i ragazzi e con l’Accademia. «La più grande soddisfazione dei miei anni di insegnamento è vedere i ragazzi fiorire nell’amore per l’arte e nella bellezza» ha affermato emozionata.
Mi racconti la sua carriera accademica e lavorativa
«Durante il liceo ho frequentato per tre anni il CEA dove seguivo il corso di teatro di Luciana Ravazzin. Lei è la donna che con il suo immenso amore per il teatro e per noi ragazzi ha influenzato per prima la mia vita. La meravigliosa Luciana è stata anche per qualche anno insegnante di teatro in A.LI.VE., io però in quegli anni lavoravo per conto mio.
Dopo il liceo ho frequentato per un anno l’Accademia dei filodrammatici di Milano e successivamente mi sono iscritta al DAMS di Bologna dove mi sono laureata con una tesi sul Teatro dell’Elfo di Milano, ancora oggi la mia compagnia teatrale preferita. È a Bologna che ho conosciuto il teatro di Figura grazie al professor Remo Melloni. Quando, appena dopo la laurea, mi hanno proposto di lavorare con un burattinaio non me lo sono fatto dire due volte e mi sono lanciata nell’avventura.
Ho cominciato a lavorare come professionista nel Teatro di Figura con il maestro Maurizio Corniani e con Leonardo Lepri di Firenze. Con Corniani ho fatto vari spettacoli, sia per ragazzi che per adulti, collaborando anche con artisti stranieri di altre compagnie. Sono stati anni molto intensi passati a fare spettacoli quasi ogni giorno in teatri e piazze di tutta l’Italia. Poi per qualche anno mi sono fermata per motivi personali….i soliti…eh l’amour! Quando ho deciso che era ora di riprendere con la mia grande passione ho ricominciato a lavorare con Corniani. Poi sono approdata in A.LI.VE».
Come ha conosciuto A.LI.VE.?
«Ho la fortuna di conoscere il Maestro Paolo Facincani da una vita intera. Avevo 14 anni quando ho cominciato a cantare con lui nel suo primo coro, la mitica Bottega Polifonica. Avevo già lavorato con l’Accademia ai tempi della collaborazione con il maestro Kuniaki Ida per la messa in scena al teatro Romano di Aida. Quello era il periodo in cui A.LI.VE. nasceva e io sono stata coinvolta. Come dicevo sono stata fuori Verona per svariati anni ma ho sempre seguito quello che succedeva. Quando sono rientrata è stato naturale riaffacciarsi in Accademia».
Cosa ne pensa dell’Accademia?
«L’attività di A.LI.VE. mi è sempre piaciuta. A scuola si respira un’aria di grande passione e professionalità che sono elementi fondamentali per il lavoro artistico e umano che noi abbiamo scelto. Penso ci sia un valore aggiunto rispetto a molte altre realtà ed è dato dalla presenza dei giovani che, con la loro carica di energia e il loro entusiasmo, rendono l’ambiente vitale e “carico”. Poi il gruppo insegnanti è fantastico. Lavoriamo con grande sinergia anche per realizzare “InChiostro Vivo”, il nostro Festival nato dalla felice intuizione e dalla volontà di Paolo e Rosalba».
Qual è il suo rapporto con gli allievi?
«Il mio rapporto con i ragazzi è serio e allo stesso tempo giocoso. I piccoli mi trovano sempre disponibile all’ascolto e sempre attenta ai loro bisogni. Nelle mie funzioni di segreteria cerco di essere disponibile e professionale. Quando faccio i corsi cerco di scambiare con i ragazzi energie positive e conoscenze. Mi diverto molto».
Quali aspettative ha da questi corsi?
«Mi aspetto di crescere insieme ai ragazzi nella gioia e nel rispetto. Vorrei realizzare per me e con gli altri il pieno sviluppo della persona umana attraverso la creatività come si propone anche l’art.3 della nostra Costituzione. Avere a che fare con i ragazzi è un dono quotidiano».
Qual è stata la maggior soddisfazione dei suoi anni di insegnamento in A.LI.VE.?
«Vedere i ragazzi fiorire nell’amore per l’arte e nella bellezza».
Quali sono le sue aspettative e progetti per il futuro?
«Vorrei migliorare le mie capacità umane e la mia “densità” personale. Ho tanto da imparare e la scuola mi permette di farlo. I progetti sono tanti. Vorrei riuscire a far conoscere il teatro di figura per il suo grande valore. Viene considerato ancora oggi un’arte minore, più semplice. Ma farlo bene è difficilissimo».
Qual è la sua opinione sul panorama artistico culturale in Italia?
«In Italia si fanno cose bellissime a livello artistico. Abbiamo un patrimonio di persone di valore sia in campo artistico che sociale. C’è molto fermento e in questo momento lo si vede dal crescere di iniziative da condividere via web. Penso però che dobbiamo lavorare tanto per fare dell’arte e della cultura uno degli aspetti imprescindibili della nostra vita».