L’ORCHESTRA DI A.LI.VE. – INTERVISTA AL MAESTRO

Harry Potter? Pirati dei Caraibi? Ebbene sì, questi alcuni dei titoli presenti nel repertorio dell’orchestra alivina, formata da giovanissimi strumentisti e diretti dal maestro Bruno Matteucci. Incontriamolo!

Mercoledì 28 Febbraio, abbiamo intervistato il maestro Bruno Matteucci, insegnante di clarinetto, musicista e direttore dell’orchestra di A.LI.VE.. Ha frequentato il conservatorio G. Rossini di Pesaro nel 1984 dove poi, si è diplomato con il massimo dei voti. Collabora dal 1983 con varie orchestre, tra cui l’orchestra della Fondazione Arena. Da circa 38 anni segue la sua carriera di musicista.

In che modo nasce l’orchestra di A.LI.VE.?

Scaturisce da un confronto tra le idee del direttore Paolo Facincani e le mie. All’inizio, l’obiettivo principale era quello di creare un piccolo gruppo musicale, con gli strumenti che si avevano a disposizione, contando anche sulla disponibilità dei ragazzi. Poi, sempre più allievi hanno cominciato a iscriversi al corso e a rendere la nostra orchestra sempre più speciale.

Come si svolgono le prove dell’orchestra?

La prova di assieme è il mercoledì pomeriggio. Le parti musicali sono affidate a “sezioni di strumenti”, ogni sezione contribuisce all’effetto di assieme che solo l’orchestra, con i diversi timbri dei vari strumenti, sa produrre.

Da quali strumenti è formata?

Ci sono molti strumenti a fiato che danno molti colori diversi: clarinetti, sax, flauti, poi c’è il pianoforte e non potevano mancare gli strumenti ad arco, per ora ci sono i violini e un violoncello. Siamo riusciti ad introdurre anche una chitarra che da un effetto di riempimento ritmico-armonico notevole. Per la parte della ritmica abbiamo a disposizione molte percussioni che vanno dalla batteria agli strumentini piccoli, dal vibrafono e al glockenspiel.

Quale repertorio viene studiato ed eseguito?

Ai ragazzi insegniamo vari generi di musica, passando dal repertorio lirico al jazz, dal classico al blues, ai brani a carattere sacro e a quelli più popolari. In questi giorni i piccoli orchestrali si stanno cimentando nello studio dei brani tratti dalla colonna sonora di Harry Potter e de I Pirati dei Caraibi e, passando ad un evergreen stanno studiando Amazing Grace.

Abbiamo avuto l’occasione di poterli ascoltare, di sentire come sono uniti tutti da un’unica grande passione: la musica. Appena si entra nella sala prove, si sente un vento travolgente ricco di emozioni pure, che cosa la colpisce maggiormente di questi piccoli musicisti?

Molti aspetti tra cui la loro voglia elettrizzante di suonare e provare nuove esperienze, i loro occhi pieni di attenzione, la loro bravura e la loro passione. Cerco di trasferire in loro non solo le nozioni tecniche ma anche di appassionarli. Poi mi riesce facile trasferire in loro la mia “professionalità”, tutto quello che faccio ogni giorno studiando e suonando nell’orchestra dalla Fondazione Arena di Verona.

Come viene pianificata l’attività concertistica?

Ancora non si può ancora parlare di vera e propria attività concertistica, sono comunque certo che fra qualche anno ci sarà perché i ragazzi stanno maturando a vista d’occhio. L’orchestra la stiamo abituando a suonare in vari luoghi e davanti ad un pubblico sempre diverso. Vi anticipo che ci sarà un concerto pieno di sorprese il prossimo 2 Giugno nel pomeriggio, nel Chiostro di Sant’Eufemia nell’ambito del progetto IN CHIOSTRO VIVO. Verranno eseguite brani tratti da varie colonne sonore e molti altri brani classici e popolari anche con la partecipazione di una parte del coro di voci bianche di A.LI.VE..

Cosa significa insegnare in A.LI.VE?

Collaborare con l’Accademia Lirica Verona è per me una grande opportunità, A.LI.VE. non è solo un luogo di insegnamento, è una scuola anche per me in quanto imparo sempre qualcosa di nuovo, questo rende vivo e interessante un ambiente musicale. Non è poca cosa.

Com’è la vita di un musicista che suona professionalmente in un’orchestra lirico-sinfonica?

Lavorare in orchestra significa provare tante emozioni differenti, avere degli obiettivi precisi che segnano “il punto d’arrivo” e ottenere degli ottimi risultati, segno del duro lavoro svolto. È una vita affascinate, per me suonare è la cosa più bella, come se la musica mi facesse volare nell’aria. Ho deciso di diventare musicista grazie alla grande passione di mio padre, grazie a lui ho imparato a suonare, a trasmettere emozioni e a esprimermi con la musica, che per un musicista sono principi fondamentali.

Quando dirige l’orchestra è sempre spontaneo, sempre pronto ad aiutare chi è in difficoltà, sempre allegro e sereno. Con il suo buon umore contagia ogni allievo rendendo le lezioni piacevoli e interessanti. Cosa vuol dire per lei dirigere?

Ogni volta imparo qualcosa di nuovo, grazie anche alla presenza del maestro Paolo Facincani che mi aiuta nella concertazione. Lavorare in sinergia con Paolo aiuta molto i ragazzi e velocizza i tempi di apprendimento e quindi alza notevolmente il livello tecnico dei ragazzi.

Cosa consiglia ad un giovane strumentista?

Essere costanti nello studio anche se talvolta può essere noioso, continuare a prestare attenzione perché poi tutto diventa più facile, ascoltare la musica e cercare di capire la melodia, il ritmo e anche l’armonia.

di Silvia Otto e Chiara Senuri