“I VOLTI DI A.LI.VE.”: ROSALBA CATALANI

PROSEGUE LA CHIACCHIERATA CON ROSALBA CATALANI, LA “MAMMA” DI A.LI.VE.

A cura di Alice Martini

In questa seconda intervista Rosalba Catalani, responsabile amministrativa e organizzativa dell’Accademia Lirica Verona, racconta i vent’anni della scuola, tracciati seguendo con fedeltà la propria mission umana, culturale e sociale.

Come è nato il percorso di A.LI.VE.?

Rosalba Catalani: «Alla nascita di A.LI.VE. assistetti un po’ da spettatrice, pur sostenendo l’idea e partecipando emotivamente; altre due persone costituirono, materialmente, insieme a Paolo l’associazione. Ma non passarono molti anni che l’accordo con i primi soci fondatori si guastò. Paolo, che era già presidente e legale rappresentante, riorganizzò il direttivo con la solidarietà dei genitori dei nostri allievi. È stato un momento molto delicato e proprio allora cominciai a far parte del direttivo come tesoriera e dopo poco, appena l’attività si è allargata a comprendere nuove discipline artistiche, responsabile amministrativa»

Cosa ti ha reso maggiormente orgogliosa di questo percorso?

R.C.: «L’orgoglio maggiore è capire oggi, di aver creato una “casa artistica” per le  generazioni future, in cui ci si possa sentire liberi di esprimersi e sicuri di essere valorizzati, pur mantenendo il rispetto per la formazione seria e la necessaria disciplina. Inoltre, una delle cose che mi rendono più orgogliosa è sapere che A.LI.VE. ha conquistato la sua credibilità sul campo, senza scorciatoie, dimostrando ogni giorno la fedeltà alla sua mission umana, culturale e sociale».

Ad ottobre A.LI.VE. compie vent’anni, come la vedi trasformata? 

R.C.: «Vent’anni sono tanti, ma allo stesso tempo sembrano passati in un baleno. I primi cinque anni di A.LI.VE. non avevamo nemmeno una sede, vagabondavamo di anno in anno da un luogo all’altro. Certo che si è trasformata, eccome. Era un esperimento, una speranza, una scommessa, oggi ha più di duecentoventi soci allievi, quindici maestri collaboratori, uno staff di giovani che cresciuti in Accademia oggi lavorano con passione per promuovere l’arte presso le giovani generazioni, ideando progetti e iniziative che incontrano sempre più consenso. Ma molto ancora c’è da fare e come ci diciamo spesso tra di noi, il segreto è non credere mai di essere arrivati, ma darsi mete sempre più ambiziose. Per ora vi anticipo che in autunno festeggeremo degnamente il ventennale, ne sentirete parlare!».

Ci sono cose che avresti voluto andassero diversamente?

R.C.: «Penso che tutta la ricchezza umana e professionale che oggi abita A.LI.VE. sia frutto del cammino, a volte faticoso e doloroso, che abbiamo percorso, ci sono stati momenti duri in cui, per parafrasare il titolo di un film del grande Massimo Troisi, “Pensavo fosse amore… invece era solo un calesse”.  Ma ora so che tutto è servito. A.LI.VE. ha tratto beneficio anche dalle esperienze meno gratificanti e io e Paolo siamo stati temprati alla resilienza. Quindi direi che non c’è nulla che vorrei fosse andato diversamente».